Da quel fatidico 22 giugno dello scorso anno, quando gli operai di Pomigliano espressero nel referendum sul ricatto imposto da Marchionne una opposizione che spazzò i sogni plebiscitari del manager col maglioncino, della Fiat hanno parlato e scritto tutti: economisti, politici, giornalisti, dirigenti sindacali, filosofi uomini di spettacolo. Ora parlano gli operai.
Il libro Pomigliano non si piega. Storia di una lotta operaia raccontata dai lavoratori non è un libro “sugli” operai, non è un libro “per” gli operai, ma è un libro “degli” operai. Non la voce casuale che talvolta passa sui telegiornali che tentano di dipingere soggetti “deboli”, vittime magari incolpevoli ma comunque predestinate dei meccanismi di mercato e delle scelte di chi può e “sa” decidere.
Si tratta di un gruppo ben definito: i lavoratori della Fiat di Pomigliano d’Arco e dell’indotto che in questi anni hanno costruito un sistematico intervento politico nella fabbrica, attraverso il circolo di Rifondazione comunista Fiat auto-Avio e nella Fiom-Cgil.